Mentre la rivista il Salvagente ci annuncia preoccupanti livelli di glifosate nelle urine del 100% delle donne in gravidanza, domani dovrebbe salpare dal porto di Bari la nave canadese TR PRINCE, una porta rinfuse che da una settimana stà scaricando circa 500 mila quintali di grano. Nel frattempo dal Ministro Lorenzin nessuna iniziativa per adottare il divieto verso i grani esteri canadesi, notoriamente pieni di glifosate ed altri contaminanti. A che serve allora il Principio di Precauzione? Silenzio assoluto dai sindacati agricoli e simili. Subito etichettatura dei tenori di contaminazione oltreché dell’ origine del grano.
Sembra paradossale eppure nonostante il divieto d’uso del glifosate (in pre-raccolta) in Italia, siamo costretti a mangiare pasta e pane prodotti con grani esteri contaminati che utilizzano l’erbicida per accelerare artificialmente la maturazione del grano. Una follia che ci costringe ad assumerlo sino al punto di ritrovarcelo in corpo. Se prima erano stati 47 parlamentari di Bruxelles a dimostrare la presenza di glifosate nelle urine, adesso la conferma arriva anche dal Test il Salvagente che ha fatto le analisi alle
mamme in gravidanza in collaborazione con l’associazione A Sud, analizzando 14 donne incinte. Non in Argentina, sia chiaro, dove l’erbicida della Monsanto viene irrorato dagli aerei, ma in Italia, a Roma. Le analisi sono state effettuate in un laboratorio tedesco per iniziativa di associazioni private. Come nel caso delle analisi di Granosalus sulla pasta, il pubblico è assente e devono essere le associazioni private a fare i controlli. I quantitativi di glifosato riscontrati nelle urine delle pazienti vanno da 0,43 nanogrammi per millilitro di urina fino a 3,48 nanogrammi. Il risultato è sconcertante perché i test sono risultati tutti positivi, anche se effettuati su un campione ridotto, rispetto ad altri test fatti in Germania, dove l’ incidenza è risultata più bassa. Nel peggiore dei casi si è raggiunto il 57% di positività al glifosate ma mai il 100% come in Italia.
Da tempo è in atto un contenzioso scientifico
A marzo l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha classificato il glifosato come non cancerogeno. Un parere contestato da molti studiosi che vedono con preoccupazione la presenza di questa sostanza nel nostro organismo. Infatti, l’ Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato questa molecola come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”.
La spiegazione del contenzioso deriva dalle diverse modalità di valutazione: mentre lo IARC fa riferimento ai lavori scientifici pubblicati e condotti anche sul prodotto commerciale, che comprende varie sostanze tossiche (cooformulanti e coadiuvanti), l’ Echa e le altre agenzie europee si basano solo sulla documentazione prodotta dalla Monsanto.
Le donne – si legge sulla testata on line del Salvagente – si sono volontariamente sottoposte allo screening e vivono in città, lontano da campi agricoli o da aree a rischio. In un’intervista sulle loro abitudini alimentari, hanno anche detto di essere molto attente nella scelta del cibo che portano in tavola.
E allora da dove arriva questo glifosate?
Noi l’abbiamo trovato nella pasta di vari marchi grazie al Test GranoSalus. E la pasta, come tutti sanno, a dispetto del vero made in Italy, viene fatta sempre più con grano straniero, come quello appena scaricato nel più importante porto del Sud, che noi abbiamo documentato.
Le rotte del glifosate
A Bari da circa una settimana oltre 1700 autotreni si sono affrettati a scaricare un enorme nave di grano canadese. Si tratta, secondo fonti attendibili, della TR PRINCE una Bulk Carrier IMO 9742651 MMSI 538006041 costruita nel 2015, battente bandiera isole Marshall Is (MH) con una stazza lorda di 36353 ton, summer DWT 63671 ton. La nave è partita da Port Cartier in Canada il 25 aprile scorso alle 23.04 ed è arrivata a Bari il 18 maggio alle ore 20.23, dopo aver fatto la sua ultima sosta a Malta. Perché la nave si è fermata a Malta? Solo per far rifornimento di carburante?
Inoltre, non bisogna dimenticare che queste grandi navi per poter affrontare lunghi viaggi transoceanici, effettuano fumigazioni con sostanze tossiche all’interno delle stive e una volta arrivate nei porti europei devono dichiarare che l’effetto del fumigante ha esaurito la sua efficacia. Altrimenti non possono scaricare.
Migliaia di autotreni hanno provveduto a conferire il grano della porta rinfuse canadese nei Silos di Altamura, Corato, Foggia e Melfi, il quadrilatero in cui viene praticamente trasformato la maggior parte del grano italiano ed estero, con cui le aziende italiane producono semole e pasta. Un quadrilatero che si prepara ad espandere la sua capacità di stoccaggio.
Silenzio assoluto dei sindacati agricoli e simili
E’ sorprendente che nessun sindacato agricolo si adoperi per verificare se qualcuno in Italia stia violando il Principio di Precauzione europeo. Qui ormai nessuno è indenne: il Ministro Lorenzin ha fatto le analisi? Stupisce che nessuno di loro si informi se una nave è stata sdoganata a Bari oppure a Malta, se i certificati di origine diano informazioni sui tenori tossicologici oppure no. Che fine fanno i certificati? Queste organizzazioni di tutela sanno se le sostanze eventualmente contenute nelle navi siano conformi alla nostra legislazione e ai nostri divieti? Neanche il movimento Riscatto ci sembra si stia adoperando per dire chiaramente se è a favore o contro l’uso del glifosate. Non è solo il Don il problema del grano!
Verso le etichette intelligenti
Perchè tutte queste strane sigle sindacali e parasindacali, insieme alle associazioni dei consumatori, non si battono a favore dei consumatori per chiedere che sulle etichette della pasta, oltre all’ origine delle materie prime, siano indicati anche i tenori dei vari contaminanti? Un po’ come avviene nelle acque minerali…dove le etichette sono più intelligenti.
Tante le petizione on line contro il glifosate. Firmiamole tutte!