Grano: De Cecco a processo per frode in commercio

Si è svolta a Chieti la prima udienza del processo a carico di De Cecco. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Chieti aveva aperto un fascicolo per l’ipotesi di frode in commercio da parte dei vertici della nota azienda che aveva registrato come grano pugliese una grossa partita di grano francese.

Il caso De Cecco inquieta molto i consumatori italiani in quanto per far fronte all’aumento di domanda di pasta con grano italiano, spesso si utilizza grano straniero spacciandolo per italiano. E’ un vizietto delle industrie italiane, in particolare quelle molitorie, che si manifesta facilmente manipolando le carte e drogando il mercato. 

Granosalus lo sostiene da diversi anni e di questa vicenda si era già occupato con un articolo del 2020, dal titolo: “De Cecco spaccia grano francese per pugliese“. Granosalus ha sempre manifestato attenzione ai valori della legalità e della sovranità alimentare. Possiamo dire di essere stati i precursori della tutela dei prodotti fabbricati esclusivamente con materie prime agricole italiane, più salubri per i consumatori.

L’ indagine era partita da una denuncia contro ignoti per cui la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Chieti aveva aperto un fascicolo per l’ipotesi di frode in commercio: l’azienda aveva  registrato come grano pugliese 45750 quintali di grano francese.

Nel gennaio 2022 il GIP De Ninis aveva rinviato a giudizio Filippo Antonio De Cecco, Presidente del Cda dell’omonima società, oltre due ex direttori, quello acquisti Mario Aruffo, e quello qualità Vincenzo per frode in commercio.

Il processo ora dovrà appurare se i 45750 quintali di grano francese, fatti passare come grano pugliese, hanno tratto in inganno il consumatore, come sostiene l’accusa.

Qui troverete il servizio del TGR Abruzzo: “La Pasta in Tribunale

L’ Antitrust aveva già nel mirino De Cecco

Nell’aprile 2019 l’Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva contestato, alla De Cecco e ad altri gruppi industriali, diciture ingannevoli perché contenenti troppi richiami all’italianità del prodotto rispetto all’origine del grano.

Nel dicembre 2019 la De Cecco era stata impegnata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato a rendere più trasparente l’etichettatura e più chiara l’origine del grano.

L’azienda nel dicembre 2019 accetta di apportare dei correttivi sul packaging, eliminando tutte le indicazioni contestate sull’italianità e nel frontespizio viene riportata la dicitura “I migliori grani italiani, californiani e dell’Arizona”.

Tuttavia, durante la trattativa con l’antitrust, De Cecco conduce una trattativa parallela con i francesi della ditta Cavac  stipulando, nel novembre 2019, un contratto di fornitura di grano che si perfeziona a fine gennaio 2020 e giunge nel porto di Ortona il 13 febbraio.

La De Cecco rispetto alla vicenda dichiara: “La speranza è che la magistratura facciapresto a chiarire la totale buona fede dell’azienda che ha sempre avuto come faro l’altissima qualità del grano utilizzato e la massima trasparenza nei confronti del consumatore“. E aggiunge: “È falso dire che il grano italiano è il massimo della qualità sempre e comunque, non è così: noi abbiamo sempre cercato di reperire le migliori qualità di grano in Italia ed all’estero“.

A difesa della bontà del grano italiano, rispetto alla maggior parte di quello straniero, ci sono molte analisi che lo attestano!

Seguiremo con attenzione la vicenda per garantire quella trasparenza ai consumatori, oggi smarriti da un Made in Italy spesso truccato (dalle carte) e scarsamente tutelato.

De Cecco spaccia grano francese per pugliese: grane per i vertici

 

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