GLIFOSATO: SCONCERTANTE IL PARERE DELL’ECHA

L’ECHA (Agenzia Ue delle sostanze chimiche) ha emesso il suo parere sul glifosato, dicendo che non può essere classificato come cancerogeno. Un grande regalo alle aziende agrochimiche, in vista della decisione sul rinnovo dell’autorizzazione per altri cinque anni.

Il 31 maggio l’ECHA (European Chemicals Agency), agenzia dell’UE deputata alla sorveglianza delle sostanze chimiche, ha emesso il suo parere sul glifosato. E ha dichiarato, in sostanza, che il potente erbicida non può essere classificato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione. Mentre ha accertato che “provoca gravi lesioni oculari ed è tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata”.

Questo potrebbe aprire la strada al rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per altri cinque anni.

Ora, a parte l’estrema selettività con cui – secondo l’ECHA – questa sostanza risulterebbe tossica, ripercorriamo un po’ la vicenda. Cosa che del resto noi di Granosalus abbiamo già fatto nei mesi scorsi.

Il rinnovo del 2017

Nel 2017 l’EFSA aveva autorizzato l’uso per altri cinque anni del glifosato in Europa ma, come si legge su diversi articoli di stampa, lo aveva fatto basandosi sostanzialmente sugli studi elaborati da Monsanto e altre aziende chimiche.

Una ricerca scientifica condotta dall’Università di Vienna e pubblicata nel 2021 ha dimostrato che dei 53 studi di tossicità realizzati dalle società chimiche nel 2017, soltanto due risultavano metodologicamente “affidabili”.

L’agrochimica decide se glifosato è sano

A dare nuovamente l’allarme, qualche mese fa, è stata anche l’Health and environment alliance (HEAL), organizzazione europea che riunisce numerose associazioni in difesa di salute e ambiente. L’HEAL ha lanciato un appello alla commissaria europea alla Salute Stella Kyriakides: “La valutazione per il rinnovo all’impiego del glifosato, che vede impegnati EFSA ed ECHA, è ancora basata su studi forniti dall’industria chimica e non prende in considerazione tutti i dati scientifici disponibili”.

Esiste infatti, ed è molto attivo, il Glyphosate Renewal Group (GRG): un gruppo di aziende che mirano a ottenere il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato. Ne fanno parte: Albaugh Europe SARL, Barclay Chemicals Manufacturing Ltd., Bayer Agriculture BVBA, Ciech Sarzyna S.A., Industrias Afrasa S.A., Nufarm GMBH & Co.KG, Sinon Corporation, Syngenta Crop Protection AG.

Queste aziende hanno unito le forze per produrre un “unico dossier con gli studi scientifici e le informazioni sulla sicurezza di questa sostanza”, come si legge sul sito dello stesso GRG.

L’iter in Europa

Intanto l’EFSA e l’ECHA hanno svolto numerose consultazioni che hanno prodotto una mole enorme di osservazioni. Tuttavia, il fascicolo più ‘influente’ sembrerebbe essere quello prodotto proprio dal GRG, cioè appunto dalle aziende agrochimiche.

Il gruppo di valutazione incaricato di esaminare la richiesta di rinnovo per il glifosato dopo il 2022 è composto da quattro Stati membri: Francia, Ungheria, Paesi Bassi e Svezia. Tutti paesi abbastanza favorevoli all’uso di questa sostanza.

Il parere dell’ECHA, comunque, si inserisce nell’ambito di una più ampia valutazione i cui risultati complessivi saranno trasmessi alla Commissione europea e all’EFSA entro metà agosto.
Nel frattempo, però, l’EFSA ha fatto sapere che la sua valutazione è rinviata al luglio del 2023. Evidentemente, il parere sul glifosato non è così scontato come i paladini della chimica vorrebbero far credere.

Il parere degli scienziati indipendenti

Peraltro il parere dell’ECHA stride con quello dello IARC, agenzia dell’ONU per la ricerca sul cancro, come già riportato da noi di Granosalus. Nel 2015 l’Agenzia ha definito il glifosato “probabilmente cancerogeno”. Già solo per questa conclusione si sarebbe dovuto applicare il principio di precauzione espressamente previsto dalle normative europee.

Non solo: nel giugno del 2021 diversi scienziati hanno ribadito la pericolosità di questa sostanza durante un’audizione in Commissione Agricoltura del Senato.

In realtà gli studi nazionali e internazionali da parte di centri di ricerca indipendenti sono molto numerosi. Per citarne solo uno: l’Istituto Ramazzini della dottoressa Fiorella Belpoggi, ha ampiamente dimostrato come il glifosato sia un “interferente endocrino” anche a dosi considerate “sicure”, e come possa innescare “mutazioni che portano all’insorgenza di tumori”. Specie se unito ad altri residui di contaminanti, così da creare il cosiddetto effetto cocktail.

Staremo dunque a vedere che cosa succederà ad agosto. Seguiteci, vi terremo aggiornati!

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