BIOLOGICO: LA POLITICA VUOLE IL RICONOSCIMENTO, I CULTORI DEI PESTICIDI NO

Questa settimana si pronuncia la Camera sul disegno di legge sull’agricoltura con metodo biologico e biodinamico. Sui giornali una serrata campagna stampa a favore dei pesticidi, mentre la Terra ha estremo bisogno di pratiche rigenerative.

Checché ne dicano Paolo Mieli e i giornaloni italiani delle élite (dei pesticidi), la politica ha già deciso nella sua autonomia di dare una legge al primo paese in Europa per produzioni bio. Non saranno certo le loro prediche giornaliere a inficiare il dibattito che già si è svolto al Senato e che qualcuno vuole condizionare questa settimana alla Camera.

Il dibattito alla Camera

L’Europa incentiva da tempo le produzioni sostenibili, che oggi sono centrali nelle politiche del cosiddetto Green Deal. Il futuro, dunque, è segnato e le lobby della chimica e dei pesticidi se ne devono fare una ragione.

La politica ha già deciso da tempo di rinviare al mittente gli attacchi all’agricoltura ecologica. L’obiettivo è difendere i consumi biologici e biodinamici che tanti vantaggi producono per la salute pubblica, anche in termini di minor incidenza sul bilancio sanitario dello Stato.

Con questa legge, quindi, la politica italiana ha deciso di affrontare il paradosso che vede l’Italia primo paese produttore europeo di biologico e biodinamico, ma in ritardo sui consumi.

In Francia e in Germania il valore dei consumi si attesta sopra i 12 miliardi, mentre in Italia siamo ancora alla metà di quel dato.

Il dibattito è già avvenuto in Parlamento e si è concluso con il voto in Aula che ha bocciato le posizioni minoritarie di Elena Cattaneo. La scienziata non è mai stata un giorno nei campi, e sino a ieri contestava pure l’agricoltura biologica. Oggi fa una parziale retromarcia: non vuole che biologico e biodinamico siano equiparati. La senatrice trascura però che se un’azienda non è biologica non può essere neppure biodinamica.

Se la senatrice Cattaneo e i cultori dei pesticidi fossero stati in campagna avrebbero capito molte più cose sulla natura, sulla vita rurale e sulla fertilità di un terreno. Già, perché l’agricoltura non è un ramo della scienza, ma una pratica ancestrale che fa leva sulle conoscenze empiriche dei produttori. Con la loro saggezza tramandata, essi sono i custodi della terra, e nel tempo sviluppano la sintonia con i segnali della natura.

La Terra oggi ha estremo bisogno di pratiche rigenerative non energivore o depauperanti perchè il nostro ecosistema sta saltando.

Le pratiche naturali certificate dall’UE

Chi non ha queste attitudini dovrebbe tacere e fidarsi del riconoscimento che l’Unione europea attribuisce al Biodinamico, il quale ha tutte le premesse dell’agricoltura biologica ma con alcune restrizioni. Invece di denunciare l’assenza di prove del valore dell’agricoltura biodinamica, bisognerebbe leggere la ricerca pubblicata su Science il 31 maggio 2002.

La direzione intrapresa dal’ Unione Europea punta ad un aumento della superficie agricola coltivata a bio del 25% entro il 2030, proprio per rendere il sistema agroalimentare più sostenibile e favorire la transizione ecologica. Ma nessuno in Europa si è messo ad attaccare modelli agroecologici più sostenibili. Perchè questo avviene solo in Italia?

Di sicuro, i prodotti di queste forme cosiddette “esoteriche” non hanno i residui chimici tossici su cui il Corriere della Sera si guarda bene dall’approfondire. La nostra associazione queste battaglie sui residui le ha vinte già nei tribunali di Roma e Trani.

E poi se proprio le penne del Corriere e degli altri giornaloni vogliono mettere in discussione tutte le produzioni che non avrebbero presupposti scientifici, perché non contestano le produzioni kosher? Del resto, hanno una grande esperienza in materia agricola, ricca di scritti, pubblicazioni e bibliografie note forse solo ai loro redattori.

Il Sud culla naturale di bio e biodinamico

Tra l’altro l’Italia, e in particolare il Sud, è in una situazione ottimale per produrre biologico e biodinamico. Le condizioni microclimatiche del Meridione consentono alle aziende agricole di optare naturalmente per quella scelta: le temperature elevate e la bassa umidità scoraggiano l’insorgenza di molte patologie e, dunque, l’uso di fitofarmaci. Al Sud si possono recuperare molti terreni abbandonati con buone possibilità di occupazione per tanti giovani.

Orbene, oggi la pillola quotidiana del Corriere, invece di stimare le potenzialità di sviluppo del settore, punta a rivedere il rapporto della politica con le pseudoscienze.

La pseudoscienza e la propaganda

Al Corriere sfugge che da tempo alcuni musei italiani (vedi quello su Lombroso) celebrano le PSEUDOSCIENZE, non solo a danno dell’immagine dei meridionali, ma con specifiche ragioni politiche. 

Al tempo il Lombroso era perfettamente organico a una classe intellettuale che faceva gli interessi della classe dominante. Pur di portare avanti la loro propaganda fu disposto a distorcere o inventare “di sana pianta” teorie che furono rifiutate con orrore dai suoi colleghi. Tutto ciò affinché la gente semplice non si lasciasse convincere a seguire progetti politici alternativi.

Come mai i giornaloni e le testate online del Nord non danno spazio a questi temi culturali e alle relative attività parlamentari? Non dimostrano in tal modo di portare avanti la propaganda dei centri di potere economico del Nord? Se questi giornaloni avessero a cuore le sorti del Meridione, darebbero una maggiore spinta al bio e al biodinamico, che al Sud trovano condizioni di sviluppo più favorevoli.

Questo vuol dire fare sana informazione!

Invece, la sana agricoltura (fatta in modo biologico o biodinamico) può comprenderla solo chi la pratica. Difficilmente può essere compresa da chi si erge a esperto senza mai aver messo piede nei campi o limitandosi, forse, a guardare Linea verde!

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