Grano Cappelli, Martina non vede conflitti d’interesse o monopoli. Paradossale!

Del grano Cappelli la nostra associazione è stata la prima ad occuparsene (COME POTETE LEGGERE QUI), mettendo in evidenza quanto accaduto al precursore della moderna genetica che lo stesso Ministro ha definito essere pubblico e che contrariamente alle sue dichiarazioni rischia di non essere più il simbolo del miracolo italiano. L’ ombra di Bonifiche Ferraresi…

Quello del Cappelli è uno degli ultimi atti che il Parlamento della Repubblica Italiana terrà prima dello scioglimento delle Camere previsto fra Natale e Capodanno e sarà forse, insieme alla CUN, anche uno dei punti su cui i parlamentari della prossima legislatura dovranno confrontarsi.

Il Ministro dell’agricoltura ha risposto all’interrogazione in aula sui problemi legati all’affidamento in esclusiva alla SIS del grano Cappelli avanzata dall’On.le Placido (cui va il nostro plauso per l’iniziativa), che ha evidenziato alcuni vincoli: “il contratto SIS impone consulenza tecnica e obbligo di vendita di tutta la granella a SIS”.

Per Martina in realtà va tutto bene, non ci sono vincoli, non ci sono conflitti e l’unico responsabile è il CREA di Foggia.

“Oggi il responsabile della conservazione in purezza del frumento duro Cappelli è il Crea di Foggia. Ai prodotti espressione delle varietà di grano in questione non può essere riconosciuta alcuna privativa nazionale o comunitaria in quanto ciò presuppone il carattere della novità che in questo caso manca”.

Il Ministro, eludendo le risposte sui vincoli, ha comunque confermato che la varietà è pubblica, che l’ esclusiva riguarda solo la riproduzione e che in definitiva non vi sarebbero motivi di preoccupazione. In realtà dichiarare che il Cappelli è pubblico è come ammettere che tutto il marchingegno ordito con il bando potrebbe essere discutibile o pilotato per favorire determinate società che alla prova dei fatti tentano di eludere le norme antitrust.

Martina, peraltro, non sa che gli agricoltori non riescono a stare tranquilli: molti di loro quest’ anno non hanno potuto continuare a coltivare i semi come avrebbero voluto. Insomma, è inaccettabile l’idea di essere liberi di coltivarlo ma non di commercializzarlo.

Se tuttavia il Ministro afferma che il Cappelli è pubblico e tutti possono coltivarlo, come si fa a coltivarlo se il seme non viene fornito? Dove sta la libertà se chi ha il seme da reimpiegare per la semina, secondo quanto dice lo stesso Ministro, non potrà vendere il frutto del proprio raccolto?

Granosalus possiede le prove che l’ On Placido non ha ottenuto da altre organizzazioni le quali, pur di attaccare Coldiretti o i Consorzi agrari,  fanno finta di battersi per la libertà del grano, sostenendo i monopoli nelle borse merci private, che impongono un modello di trust alla nostra cerealicoltura ben più grave del Cappelli.

Al Governo, piuttosto, dovrebbero chiedere di contrastare tutti i cartelli dannosi per il libero mercato e per l’intera cerealicoltura del mezzogiorno.

Per essere credibili è necessario essere coerenti e approfondire tutti gli aspetti. Le battaglie vanno fatte nelle sedi opportune – come ha dimostrato Granosalus in questi mesi – senza dar luogo a sigle inutili o fantasiose o a slogan.

L’ On Placido, peraltro, dovrebbe prestare attenzione a coloro che oggi si lamentano un po’ tardivamente ed usano alcune maschere per strumentalizzare il tema.

La verità è che i marchi storici che gestivano il Cappelli si lamentano perché adesso avranno un costo maggiore e non vogliono pagare pedaggio ai Consorzi Agrari (Coldiretti) o a Bonifiche Ferraresi (nuovo soggetto subentrato ai Consorzi agrari che deve far utili perchè quotata in borsa).

I conflitti sono, dunque, variegati, trasversali e in continua evoluzione, ma non tutti riescono a leggerli con le giuste lenti.

Del resto, sappiamo anche che nella enorme quantità di pasta Cappelli in circolazione, di grano Cappelli ce n’è ben poco! (COME POTETE LEGGERE QUI)

Dunque, caro Onorevole, presti attenzione! Qui ci muoviamo in un ambito in cui i valori etici non hanno importanza!

In realtà, l’ aspetto più inquietante o conflittuale o monopolizzante che è sfuggito all’ On Placido e su cui Martina non ha fatto alcun accenno è un altro. Siamo sicuri che oggi la SIS sia ancora sotto il controllo della Coldiretti o dei Consorzi Agrari? O c’è dietro una operazione più complessa che qualcuno volutamente ha nascosto?

L’ azienda agricola Bonifiche Ferraresi (B.F. Spa) ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione di una partecipazione pari al 41,19% del capitale sociale della Società italiana sementi Spa (Sis) dai soci Consorzio agrario dell’Emilia, Consorzio agrario del Nordest, Consorzio agrario dell’Adriatico, Consorzio agrario del Centro Sud e Flaminia Srl in liquidazione.

Ebbene, nell’ambito dell’accordo è previsto che, alla data di esecuzione, siano adottate misure di governance «tali da assicurare l’acquisizione del controllo di fatto su Sis da parte di Bonifiche Ferraresi...». (Fonte: Terra e Vita) (Per la cronaca, l’ amministratore delegato della società jolandina è Federico Vecchioni ex Presidente Nazionale di Confagricoltura).

Granosalus, oltre ad aver già denunciato alla Commissione Politiche Agricole quanto accaduto, sta procedendo con l’accesso agli atti, ha già investito della questione la Commissione antitrust europea, stà controllando se le paste di Cappelli in commercio sono autentiche e chiederà formalmente la revoca al Mipaaf del contratto di licenza.

Il Cappelli è il Santo Graal di tutti i grani duri oggi esistenti e non può essere calpestato da faccendieri, vecchi e nuovi. Nè deve diventare boccone prelibato di multinazionali per opera di mediatori sindacali.

Il grano duro Senatore Cappelli  nel 1915 era stato introdotto per ‘sfamare’ gli italiani, potendo dare un apporto nutrizionale che non aveva uguali e assicurando rese produttive maggiori. Lo si può desumere da questo video.

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