Fiorella Belpoggi: “Il glifosato altera il sistema ormonale”. Ma Bruxelles decide di non decidere

Il glifosato altera il sistema ormonale. Non è più un sospetto. Lo ha dichiarato apertamente in una intervista televisiva a Report la dottoressa Belpoggi, Direttore del Centro Ricerca Tumori Ramazzini di Bologna. E verrà a dimostrarlo anche a Matera in occasione del prossimo Simposio Nazionale sul Grano che si terrà il prossimo 25 novembre nella città dei Sassi. Nel frattempo a Bruxelles si continua a decidere di non decidere, in attesa di una nuova mediazione prevista per fine mese. 

Dopo averlo dichiarato a Report, la direttrice dell’ Istituto Ramazzini in un intervista al Salvagente afferma: “I primi risultati del nostro studio sugli effetti del glifosato non sono sufficienti per definirlo cancerogeno ma è certa l’interferenza endocrina capace di condizionare lo sviluppo sessuale”.

Avevamo già scritto un post sui possibili sospetti ed effetti sul sistema ormonale, come potete leggere qui sotto

Interferenti endocrini: “quei veleni che non ci fanno paura”. Cosa sono e quanto costano alla salute

Ma adesso la Belpoggi direttrice dell’area di ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna, l’ente scientifico indipendente tra i più autorevoli al mondo nella ricerca contro il cancro, dopo aver coordinato il primo esperimento sugli effetti a breve termine del glifosato sulla salute umana, chiarisce meglio la delicata questione.

Secondo lo studio della Belpoggi il glifosato – ritenuto “probabile cancerogeno” dalla Iarc – “anche a dosi ritenute sicure e per un periodo espositivo relativamente breve – corrispondente a uno studio di tossicità a 90 giorni, che equivale nell’uomo ad una età compresa tra la vita embrionale e i 18 anni – , è in grado di alterare alcuni parametri biologici di rilievo che riguardano soprattutto marker correlati allo sviluppo sessuale, alla genotossicità e all’alterazione della flora batterica intestinale”.

In particolare, aggiunge la dottoressa Belpoggi

lo sviluppo sessuale delle femmine trattate con RoundUp è ritardato (effetto androgeno). Inoltre sempre il Roundup ha provocato effetti genotossici (micronuclei) e alterazioni della flora batterica intestinale nel primo periodo della vita. Il pericolo non è quantificato ma solo evidenziato; il rischio invece è un parametro che viene quantificato con modelli matematici.

L’ Istituto Ramazzini ha inviato al governo, in particolare al ministro Martina, i primi rilievi emersi dallo studio-pilota al fine di proporre all’Europa di autorizzare l’uso del glifosato per non più di 5 anni.

Sul punto però, anche se la scienza non può appellarsi al principio di precauzione, ci viene in soccorso il diritto comunitario di cui il principio di precauzione rappresenta un pilastro importante.

Di questo ed altro si parlerà nel Simposio di Matera il 25 novembre prossimo.

Nel frattempo, gli Stati membri in merito alla richiesta della Commissione di riautorizzare per altri 10 anni l’uso del glifosato, hanno nuovamente deciso di non decidere, nonostante la proposta di riduzione a 5 anni, rinviando a fine mese la prossima decisione.

Gli esiti del voto sono stati i seguenti: 14 paesi hanno votato a favore, 9 contro (tra cui l’Italia) e 5 si sono astenuti (tra cui la Germania): non abbastanza per la necessaria maggioranza qualificata.

Ora la situazione si complica, perché l’attuale autorizzazione della Monsanto scade il 15 dicembre, ecco perché la Commissione ha convocato a fine novembre una riunione per sottoporre una nuova proposta. Se anche l’ultima mediazione dovesse fallire, la Commissione ha la possibilità di approvare in ultima istanza il rinnovo anche senza l’ok degli Stati membri.

GranoSalus non vuole glifosato nella pasta, nelle semole e nel pane

GranoSalus, da tempo, invoca misure coerenti sul glifosato importato. E’ contraria al rinnovo, anche breve, perché l’autorizzazione di questa molecola dannosa era già scaduta nel 2015, senza che le industrie abbiano trovato soluzioni alternative. Oggi, alla luce degli studi della scienza “indipendente”, e non dei documenti prodotti dalle industrie, chiediamo a gran voce che le misure precauzionali introdotte a livello nazionale riguardino coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri, come il grano proveniente dal Canada dove viene fatto un uso intensivo di glifosato, che ritroviamo nella pasta, semola, pane e in tutti gli altri derivati del grano alla base della dieta mediterranea.

Nell’ attesa dei tempi della politica (legati a quelli dell’industria e non alle esigenze dei consumatori), continueremo ad orientare i consumi verso i prodotti non contaminati attraverso l’informazione e i Test. Del resto, la sovranità alimentare è la nostra forza!

 

 

 

 

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