Casillo lancia la linea bio e intanto gli bloccano due navi di grano

Il Gruppo Casillo è leader mondiale nell’acquisto, trasformazione e commercializzazione del grano, anche grazie all’attività di trading, ma molto spesso inciampa in qualche incidente di percorso. Siccome produce semole, è bene che i consumatori ne siano informati. Evitare il rischio bio_diesel a tavola

Era apparso poco convincente l’ annuncio di Casillo alla Gazzetta del Mezzogiorno del 7 luglio scorso di voler riconvertire il gruppo sul biologico e sul made in Italy (link qui).

Nè l’uno, né l’altro sembrano essere rispettati a dedurre dalle notizie che giungono non solo dai porti ma anche dai tribunali, che ormai ritengono corretto il dubbio sull’autenticità del 100% made in Italy derivante dalla presenza di alcuni marcatori (don e glifosate).

Il Gruppo Casillo è leader mondiale nell’acquisto, trasformazione e commercializzazione del grano, anche grazie all’attività di trading. Il suo rilievo a livello internazionale è tale da fare del Gruppo un market maker.

Casillo oltre ad essere presente nel canale retail e online su Tibiona Italia fornisce semole industriali a Barilla, Granoro, Garofalo, Pasta Zara e tanti altri pastifici italiani. E proprio su Granoro, di cui Casillo è il principale partner, si è pronunciato da pochi giorni il Tribunale di Trani rigettando un ricorso contro GranoSalus. Decisione analoga a quella assunta dal Tribunale di Roma su Barilla, Divella, De Cecco, Garofalo, La Molisana e Aidepi, contro GranoSalus.

Selezione Casillo, invece, è la società che commercializza sfarinati confezionati in sacco, destinati al mercato dei panificatori, pasticceri, laboratori artigianali e anche alla grande distribuzione.

«Sono sempre di più i mugnai e gli imprenditori della pasta che ci richiedono di lavorare grano italiano, noi ci stiamo adeguando a questa nuova tendenza e in futuro dovremo farlo ancor di più», aveva detto alla Gazzetta Francesco Casillo pochi mesi fa.

“Il Gruppo Casillo – si legge sul sito aziendale –  da sempre attento alle evoluzioni del mercato e già attivo nelle produzioni biologiche, ha dato vita ad una nuova e “dedicata” business unit denominata CASILLO BIO”.

ed ancora 

La crescente ricerca di benessere e di  una alimentazione corretta, sana e sicura, da parte dei consumatori, sempre più orientati all’acquisto di alimenti biologici, ha portato alla creazione di CASILLO BIO“.

Ebbene, i recenti fatti di alcune navi problematiche a Pozzallo e Bari, senza scomodare quelli dello scorso anno riguardanti  una nave argentina contaminata, dimostrano un’ attitudine del gruppo Casillo ad incappare spesso in incidenti di percorso. Ne avevamo parlato in questo articolo…

Che fine ha fatto il grano contaminato arrivato a Bari il 13 aprile scorso?

Ma anche i fatti più lontani della nave all’ ocratossina, per la quale ci fu un ordine di arresto, dimostrano la medesima attitudine del gruppo.

La vicenda di Pozzallo

Il grano arrivato il 5 settembre nel porto di Pozzallo, dopo ben sette giorni, è stato sigillato alla presenza dei NAS e dell’ Usmaf e portato presso gli stabilimenti “Molino di Sicilia srl”, che hanno sede a Modica-Pozzallo e che fanno capo al gruppo Casillo.

Camion scortati da macchine civetta hanno provveduto a scaricare circa 20 mila quintali di  grano contenuto nella nave ucraina ERDOGAN SENKAYA (una General Cargo IMO 8857655 MMSI 271002242 costruita nel 1991, battente bandiera della TURCHIA (TR) con una stazza lorda di 1239 ton, summer DWT 2429 tonnellate).

Un grano quello ucraino evidentemente con qualche problema, oggetto pertanto di ulteriori approfondimenti in corso. Del resto i NAS, cioè gli uomini del Nucleo Antisofisticazioni e sanità dell’Arma dei Carabinieri, di solito, non si muovono per fare passeggiate. Si muovono per lavoro. Magari perché hanno ricevuto l’incarico dalla magistratura.

Di solito, quando vengono riscontrati problemi, l’Unione Europea viene subito allertata mediante il sistema RASFF, ma fino a questo momento, non c’è alcun allert europeo.

La vicenda di Bari

Nei pressi del porto di Bari da diversi giorni una nave turca BURHAN DIZMAN 3 (una General Cargo IMO 9648843 MMSI 374477000 costruita nel 2013, battente bandiera PANAMA (PA) con una stazza lorda di 5510 ton, summer DWT 7371 tonnellate), è ferma in attesa dei controlli.

LA NAVE ha circa 60 mila quintali di grano bio destinati al Gruppo Casillo ed è fuori dal porto dall’ 8 settembre.

Almeno il bio sia italiano, i consumatori non vogliono correre  rischi a tavola!

Cosa vorrebbe farci credere, invece, il Gruppo Casillo?

Che “la crescente ricerca di benessere e di una alimentazione corretta, sana e sicura, da parte dei consumatori, sempre più orientati all’acquisto di alimenti biologici“, si possa soddisfare con CASILLO BIO MADE IN TURCHIA?

No, grazie! Noi vogliamo solo BIO ITALIANO, quello autentico! Il Bio_Diesel ha altre funzioni…

Del resto, nell’ intervista sulla Gazzetta il giornalista aveva posto anche una domanda a Francesco Casillo sul grano estero:

Al bando il grano estero dunque? «Non va messo al bando, perché la qualità è buona. Ma il mercato va in una certa direzione e bisogna assecondarlo. Resta un po’ di amarezza per i toni che si utilizzano in questa campagna contro il grano estero, si lascia passare il concetto che gli importatori siano dei delinquenti. Diciamo che siamo nel gioco delle parti».

Se il grano estero avesse qualità buona, non ci sarebbero intoppi ai porti e nemmeno nei laboratori, come dimostrano i Test Granosalus…anche nei tribunali.


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